All’inizio di questo mese, in seguito all’invasione dell’Ucraina, il governo russo si è attivato per rafforzare il controllo dei flussi in ingresso di informazioni relative al conflitto, bloccando l’accesso a diversi siti web, inclusi molti social network.
Una rappresaglia mossa per soffocare le proteste contro il presidente russo e il suo entourage, che vedevano queste piattaforme come principale punto di incontro e organizzazione di manifestazioni “sovversive”, usate da una parte significativa dell’elettorato russo.
Ma come si dice… “fatta la legge, trovato l’inganno”.

I servizi VPN

In un mondo in cui tutto è diventato ormai globale, è difficile, se non impossibile, fermare coloro che sanno come attingere a informazioni fuori dai confini statali.
Ed è qui che entra in gioco la VPN.
Un Virtual Private Network è una rete privata virtuale che, sulla carta, garantisce privacy, anonimato e sicurezza, attraverso un canale di comunicazione riservato e crittografato (tunnel VPN).
Proprio in questi giorni, sono molti i servizi VPN che stanno fornendo ai cittadini russi l’accesso a media indipendenti, stranieri e ai social network ufficialmente vietati dallo stato, aggirando così il blocco governativo.

Le VPN prima del conflitto

L’argomento VPN non è frutto di quanto sta accadendo in queste settimane, anzi, da una rapida ricerca online possiamo vedere come già nel 2004 fosse un termine ampiamente ricercato (dati Google Trends).
Nonostante le varie funzioni che questo mezzo mette a disposizione, però, i media trattano l’argomento in modo un po’ riduttivo, evidenziandone la sola utilità legata ai modi per raggirare i ban statali, come i blocchi imposti da paesi come la Cina (con il suo Great Firewall), Corea del Nord, Iran, e più recentemente in Kazakistan, che nello scorso gennaio ha fatto registrare il maggior picco di richieste per un singolo paese, raggiungendo il 3.400% (pochissimi ne hanno parlato).
A livello globale, un “boom” di richieste di servizi VPN era già avvenuto con l’arrivo della pandemia.
Nel solo mese di marzo 2020, a seguito del primo lockdown avviato in molti paesi, la domanda globale è aumentata del 41%, e sempre nel mese di marzo, ma di quest’anno, la sola domanda russa ha raggiunto un incremento del 2692% rispetto alla settimana precedente all’invasione (vedi dati in costante aggiornamento).

VPN = Sicurezza?

Ciò che tutti i fornitori di VPN declamano dei propri servizi è l’offerta di una “connessione anonima”, ma quanto è vera questa affermazione?
Più che anonima dovremmo dire “mascherata”, poiché il nostro IP sarà visibile sotto un identificativo diverso dal nostro, ovvero quello del server VPN.
Ma perché tecnicamente non può essere sicuro al 100%?
Perché è ovvio che, per utilizzare il servizio, qualcuno deve poterci identificare, e quindi potrà essere lo stesso fornitore del servizio VPN a conoscere il nostro vero IP, e in una filosofia Zero Trust nessuno può garantire che questo dato non possa finire in mani “sbagliate”.

Il blocco VPN

In risposta al grande uso dei servizi di VPN, i vari governi stanno lavorando da tempo per limitare l’ingresso di informazioni non controllate, e di fatto stanno dimostrando di poterne bloccare la quasi totalità.
Che sia quindi per motivi di censura, repressione o controllo delle informazioni, sono diversi i modi con cui i governi bloccano queste piattaforme.
Qualora il tipo di protocollo di crittografia utilizzato sia meno sofisticato (come LT2P e PPTP) potrà essere sufficiente il blocco delle porte da parte di un firewall, neutralizzando l’uso di molti provider VPN.
Nel caso di protocolli più avanzati (quali OpenVPN e IKEv2) sarà necessario un metodo più accurato come il Deep Packet Inspection (DPI), in grado di esaminare i pacchetti di dati, e riconoscerne ad esempio IP di origine e di destinazione, filtrando molto efficacemente ciò che viene trasmesso in rete.

Soluzione a rischio?

Sebbene non sia sicura al 100%, la VPN rimane uno degli strumenti più accessibili, a chiunque voglia disporre di una navigazione “libera” dai confini imposti dal proprio o altrui governo, potendo scegliere le fonti a cui poter attingere.
Per molti anni sono stati l’unico vero modo per combattere la censura dei regimi oppressivi, ed è il motivo per cui i governi lo temono.
Come cambierà questa tecnologia nei prossimi tempi, e quali le misure di risposta per limitarne o impedirne il funzionamento?