Con lo sviluppo della tecnologia stiamo cercando di far diventare i nostri dispositivi più intelligenti, in modo da renderci la vita più confortevole, ma a quale prezzo?

Parli con un amico di un weekend all‘insegna dell‘avventura, e come “per magia“ nel tuo feed compare una bella offerta su una tenda da campeggio, o come quando pensavi di prendere un cane, e nei giorni a seguire sei stato bombardato da pagine per gli amanti degli animali.
Ti è mai capitato?

Cosa raccolgono gli assistenti vocali

Quello che Apple, Google e Amazon fanno più o meno allo stesso modo, è selezionare casualmente una piccola parte delle conversazioni degli utenti, per analizzarle e comprendere come queste possano migliorare la qualità del loro servizio.
Per fare ciò è chiaro che il tuo telefono “deve ascoltare” avendo attiva la funzione di assistente, e rimanere sempre in attesa del trigger vocale di attivazione.
Quello che ci si chiede però, è se non ve ne siano tanti altri (che non conosciamo) che possano far sì che venga registrato, ad esempio, ciò che ci piace o dove ci troviamo.

In un rapporto di Apple del 2019, è emerso che l‘assistant può erroneamente attivarsi, e quindi registrare qualsiasi cosa stia accadendo in quel momento; poco conta se si tratta di questioni private o discussioni professionali… tutti dati che in seguito vengono forniti ad aziende terze, responsabili della loro analisi (Apple Statement, Privacy Protection 2019).
Assistenti a parte, alcuni accademici della Northeastern University hanno condotto ricerche su circa 17.000 app popolari su Android, per scoprire che moltissime di queste registrano lo schermo del telefono e inviano le informazioni a terzi (Panoptispy, Northeastern University).

Tu e i tuoi dati siete già sul “mercato“

Oggi è molto difficile non aver consegnato qualche nostro prezioso dato alle grandi aziende, ancor di più se siamo utenti “normali”, che utilizzano i device per un uso oggi considerato standard.
Se anche tu sei tra i 150 milioni di utenti che hanno scaricato FaceApp per partecipare alla #OldAgeChallenge, devi sapere che hai già autorizzato i loro sviluppatori a prendere ciò che gli serviva, e non importa se l‘hai cancellata poco dopo per correre in soccorso della tua privacy; forse non lo sai ma ci sono aziende che acquisiscono app “defunte” solo per poter accedere ai dati degli utenti (inchiesta Washington Post).
Quando si dice che i dati sono il nuovo petrolio!

Ti inquieta il pensiero di essere spiato?

Se stai utilizzando un assistente virtuale, hai accettato i termini e le condizioni del fornitore del servizio, e se hai già dato il tuo consenso, è legale che questi traccino le tue conversazioni con Siri, Alexa o Google Assistant per finalità di marketing.
Cosa puoi fare se i tuoi dati sono già stati dati in pasto alla rete?
Preoccuparti della tua privacy è molto importante anche adesso che credi che ormai sia troppo tardi per rimediare… e sai da dove puoi iniziare? Dalla tua consapevolezza, è il punto di partenza su cui investire.
Una volta compreso come funziona il business dei dati, bisogna passare all’azione, e un primo passo potrebbe essere quello di iniziare a far affidamento a servizi che hanno sede in paesi con rigide leggi sulla privacy.

Alcuni servizi che ti aiutano a mantenere l’anonimato

Quando navighi online usa browser come Tor e motori di ricerca come Duck Duck Go o Startpage, mentre per la messaggistica utilizza servizi come Signal o Dust, tra gli altri.
In aggiunta, puoi ancora rivedere le autorizzazioni che stai dando ad alcuni servizi, capendo i modi in cui il tuo telefono ti sta tracciando; e se quel videogioco che hai scaricato ti chiede di accedere al microfono, consideralo sospetto, perché può registrare la tua voce e utilizzare le informazioni ricavate per scopi dannosi.
E per finire… pensa minimal: periodicamente, fa’ una bella pulizia dei servizi che non usi.