La sostenibilità del dato è un tema sempre più sentito dalle imprese. Alla base ci sono due questioni: rispetto dell’ambiente e scalabilità di business.

Quante volte sentiamo parlare di dati?

Negli ultimi anni, con l’avvento del digitale in ogni sfera della nostra vita, siamo stati “invasi” da termini che ne prevedono l’inclusione (vedi Big data, data driven, analisi dei dati, data breach, ecc) e la tendenza è a crescere, non certo il contrario.

La diffusione di servizi web e l’aumento di strumenti software sia in ambito privato che aziendale, da un lato ha favorito lo sviluppo e la crescita di una fiorente economia digitale, ma allo stesso tempo ha provocato un aumento ingente dei consumi di energia elettrica, costosi da sostenere in termini sia economici che ambientali.

Dal punto di vista dell’ecosistema il problema è dato principalmente dall’aumento della domanda di energia elettrica e quindi, vista la nostra dipendenza dai combustibili fossili, l’impatto ambientale è piuttosto scontato.

Ulteriore limite imposto dall’aumento dei consumi energetici è la scalabilità dei sistemi: con risorse finite di energia, anche la capacità di crescita di un’azienda viene seriamente ostacolata.

Vediamo quindi come un tema da sempre delicato e controverso come quello del risparmio energetico, non possa più essere considerato un grattacapo procrastinabile, e fortunatamente anche coloro che un tempo ne restavano indifferenti, iniziano a percepirlo come un dovere, per il bene della nostra vita privata e delle nostre aziende.

Qualche dato

Già nel 2006 l’energia consumata nei datacenter europei, in energia elettrica, era 40 TWh, l’1,5% circa dei consumi totali di elettricità nel continente. Da allora il trend è in aumento.

  • L’indipendent segnala nel 2016 che il consumo dei datacenter in questa decade triplicherà.
  • Un server attivo, nell’arco di un anno, genera da 1 a 5 tonnellate di CO2, con una media che si aggira sulle 4 tonnellate.
  • Nel 2020 l’energia consumata dal web pareggerà quella sommata di Francia, Germania, Canada e Brasile.
  • Un server in un anno consume da 1 a 5 tonnellate di CO2

Ma quanto consuma un data center?

Il Politecnico di Milano ha condotto uno studio secondo il quale un datacenter di grandi dimensioni, con una singola sede, può consumare fino a 3.000 Kilowatt, circa quanto consumerebbero in condizioni normali… 1.000 appartamenti!

Una piccola/media impresa ha invece datacenter con un assorbimento medio di 300 Kilowatt, un ordine di grandezza diverso ma non per questo indifferente.

Si consideri che in Italia sono presenti circa 3.000 data center, e che il cui consumo totale è intorno a 1 Gigawatt, il 2% del consumo nazionale totale.

Rallentare gli energy-eater

Il trend sta cambiando, negli ultimi anni sempre maggiori investimenti vengono fatti nell’ottica di calare i consumi dell’era digitale.

Grossa attenzione viene riposta sul riciclo del calore generato dai datacenter, usandolo per riscaldare gli uffici adiacenti. Amazon in questo senso si è posta come pioniera: il calore generato dal suo enorme datacenter (stiamo parlando di un grattacielo di 34 piani!) viene utilizzato per riscaldare interamente la sua nuova sede, ad esso adiacente.

Altre aziende, dovendo costruire o riprogettare la struttura del datacenter, puntano sulla co-location, tagliando i costi energetici e di manutenzione. Di questi, tanti puntano inoltre ad un ambiente di hybrid cloud, scegliendo di mantenere in loco solo una piccola parte della propria infrastruttura IT.

Anche in Europa ci sono casi virtuosi: la società svedese Hydro66 per esempio, ha inaugurato un nuovo datacenter ad energia idroelettrica.

Cosa proponiamo noi?

A livello consulenziale, in Vcube siamo molto aperti alle nuove tecnologie, ai nuovi sistemi e alle nuove metodologie di lavoro.

Da tempo grandi sostenitori della virtualizzazione dei server, ci dedichiamo all’implementazione di policy per lo stand-by a livello user.

Grazie alle nuove tecnologie ci possiamo basare sul  Software-Defined Data Center (SDDC), una grande evoluzione nell’ambito della virtualizzazione e del cloud computing, che permette di ridurre notevolmente i costi, i consumi energetici e aumenta la sicurezza, grazie ad un controllo centralizzato sull’intera infrastruttura.

Rivoluzionario e conveniente, sia in termini economici che a livello ambientale.

“The world is a fine place and worth the fighting for.” – For whom the bell tolls – Ernest Hemingway