“Al mio fianco solo donne over 40, disponibili H24”.
Le parole di Elisabetta Franchi (famosa imprenditrice bolognese) a proposito del lavoro femminile, hanno avuto un impatto mediatico molto forte, generando accese discussioni e strumentalizzazioni politiche a non finire.
Senza entrare nel merito delle affermazioni, rilasciate probabilmente con un eccesso di leggerezza, è giusto chiedersi: il binomio azienda prospera-dipendenti felici è davvero possibile?
È vero o è solo un mito che l’equilibrio giova anche sulla produttività di un’azienda?

Cura o veleno?

Parafrasando una famosa citazione del medico e fisico svizzero Paracelso, “la differenza tra medicina e veleno sta nella dose”.
In poche parole, ciò che cura può anche far ammalare, a seconda della quantità.
Vale per tutto, anche per il lavoro.
Non è sufficiente appartenere alla cerchia di coloro che amano il proprio mestiere, come si dice: quando è troppo è troppo, e l’esagerazione non fa bene a noi e a chi ci sta vicino.
E i numeri ce lo dicono chiaramente.

Come stanno europei e italiani?

Nel Mind Health Report 2022 vengono riportati i numeri relativi allo stato psicologico, emotivo e sociale, dell’area europea e di alcuni paesi asiatici, al fine di monitorare e proporre strumenti per assicurare il benessere della persona.
Cosa ci dicono i dati raccolti relativi al lavoro?

  • L’Italia è uno dei paesi più stressati al mondo, insieme a China, Hong Kong, UK e Irlanda
  • Il 71% degli italiani non riesce a rilassarsi durante la settimana lavorativa
  • Gli imprenditori italiani trascurano la salute mentale dei propri collaboratori sul posto di lavoro (peggio di noi solo il Giappone)

Come sapere se abbiamo passato il limite?

Quando la nostra mente inizia a soffrire non è facile rendersene conto.
C’è da dire che un eccesso di stress e il burnout non si manifestano solo attraverso segnali mentali, ma si possono ripercuotere anche sul fisico, attraverso problemi come l’ipertensione, dolori muscolari, forti emicranie e gastrite.
In generale, i primi segnali a cui dobbiamo prestare attenzione sono:

  1. Perdita del sonno
  2. Difficoltà di concentrazione
  3. Umore instabile
  4. Irritabilità e aggressività
  5. Apatia e perdita di stimoli

Produzione in picchiata

I riflessi di tali disagi sulla produttività sono clamorosi.
Secondo un’indagine OCSE i malesseri sopra citati sono responsabili di una perdita economica pari al 4,2% del PIL, di cui due terzi provengono dai costi legati alle indennità di malattia, di disoccupazione e una conseguente riduzione della produttività.
Secondo il Sainsbury Centre for Mental Health, dei circa 26 miliardi di sterline persi ogni anno dal Regno Unito, quasi il 60% dei costi è da attribuire alla mancata produttività di un personale sì presente al lavoro, ma non in condizioni di performare al meglio.

Mens sana in “corporate” sano

Il mondo del lavoro sta cambiando molto rapidamente e la tecnologia sta entrando in sempre più ambiti lavorativi.
Allo stesso tempo noi, esseri “analogici”, dobbiamo riconoscere i nostri limiti fisici e mentali, accettandoli per quelli che sono.
In poche parole: bisogna trovare un punto di incontro, di equilibrio.
La velocità del digitale supera la nostra capacità di adattamento, per questo dobbiamo adottare delle misure che permettano ai nostri cervelli e corpi analogici di non soccombere alle tante sollecitazioni che ne derivano.
Da dove partire?

  1. Rispetta i segnali del tuo corpo
    Che sia per l’età o per la fase di vita che stai attraversando, per poter dare di più devi valutare periodi in cui poter “dare di meno”, concediti delle fasi a bassi giri, ogni tanto… rallenta!
    Non significa che devi per forza mollare tutto (come sta succedendo in varie parti del mondo, leggi qui), significa piuttosto che devi mettere la tua salute davanti a tutto, e se senti che stai tirando troppo la corda, stai certo che prima o poi si spezzerà, e quindi meglio chiedere aiuto/supporto subito
  2. Produci in modo sostenibile
    Se ciò che fai ti piace davvero, non è andando a 1000 all’ora che troverai soddisfazione, ma facendolo bene e nelle condizioni giuste, tradotto… trova il ritmo giusto per te.
    Cerca di capire cosa il tuo corpo può sostenere nel tempo, considerando che, invecchiando, le tue energie di domani saranno probabilmente inferiori a quelle di oggi.
    Trovare il ritmo giusto per se stessi non è da egoisti, è piuttosto un modo per tenere alta la nostra passione per quello che facciamo, senza dover sentire la voglia di mollare tutto e aprire il classico chiosco in un paese esotico

Nonostante un buon livello di consapevolezza globale, sono ancora poche le aziende attive nel ridurre l’impatto di un modo di lavorare sempre più accelerato e insicuro.
Dall’altra parte, la scelta di fermarsi all’autodiagnosi e non rivolgersi a un personale qualificato, non aiuta a prevenire l’aumento di problemi più gravi, come ansia e depressione.
Ciò che dobbiamo fare per tutelare professionisti e aziende è comprendere e agire, mantenendo il controllo delle dinamiche lavorative e migliorando ciò che non è funzionale a entrambe le parti.